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domenica 18 settembre 2011

Il popolo che non c'è più

Il sapore della vita di una volta si è quasi ridotto ad un lumicino. Forse a noi sembra che addirittura sia sparito! Sabato ne ho avuto una riprova e mi sono divertito molto…..anzi moltissimo.
Neopreno pegamento en gel 750mlDisquisire filosoficamente sul tipo di colla …… “ che le pu quela d’una volta” ….. “ghe gnet da fa ….. la cola d’una volta la tacava … quella del dì dincò ….la taca minga”.
E’ stato un tuffo nel passato ….. e ho goduto delle lamentele di un artigiano a cui ho chiesto di incollarmi un pezzetto di stoffa e di pelle della custodia del mio Black Berry…..” sciur Dutur se l’è…… lè una custodia del telecomando dela televisiun?”
Al ved sciur Dutur una volta g’avevi una cola che la tacava tusc cos….e per un certo periodo sun minga sta bun de trouvala….peu…….. un bel dì sun andà dal calzuleè …..per atacà i scarpe e u vist chel g’aveva una cola che la tacava. Tornando a cà … disevi:” Ma cumelè la storia lu al gha la cola che la taca e mi sun minga bun de trouvala……” Ul dì dopo sun andà dal me amis ….. chel gha una mieè ….. lasem perde….. e gu di: “ Ti tira foera la cola che la taca …… e dopo un des minute al m’ha tira foera la colla del calzuleè”
Sciur Dutur ……. questa chi la taca! … ma bisogna essere esperti per ……  duprarla ……c’è tutta una tecnica……al vedrà la custodia del so rop l’è diventa de fer …..
Grazie Giovanni ……. Ma racumandi la lasa stagiunà un peu prima de mettig denter chel rop chel ma dì.
Sun cuntent dela cola …. Perché incoeu peudi inculà tuch come una volta.
Duman disan chel pieuve…. Quasi quasi fuh la pulenta cul cunili…..vedarem.
Cumè che sa dis? Buon week end ? Al su no …… Sciur Dutur Buna Dumenica!!
Questo è il popolo che non c’è più …… ho cercato di scrivere in dialetto ma non sono sicuro che le parole e gli accenti siano giusti……basta però leggere cosi come sono scritte immaginandosi per assonanza quello che significano in italiano. Grazie ancora Giuan!

giovedì 30 giugno 2011

Europa

In epoca greco-romana Europa era un termine geografico indefinito, una terra a nord del Mediterraneo, della quale non si conoscevano i confini settentrionali. Solo con l’inizio del Medioevo e più precisamente con l’avvento degli ordini monacali cenobitici l’area geografica iniziò un lungo processo di amalgama che comprese il passaggio dalla cultura antica e quella nuova. 
Migliaia di monaci, nel silenzio dei chiostri, contribuirono a costruire con il loro paziente lavoro la base sulla quale si sarebbe formato il nuovo ….. oggi il vecchio …… continente caratterizzato dai diversi popoli che l’abitavano. 
Gli ordini Cistercensi diffusero ogni tipo di lavoro e divennero, perciò, protagonisti della circolazione di una cultura delle arti ed attività …… anticipazione dell’operosità proto industriale. 
Fu il “labora” di quegli ordini benedettini che, con l’alzarsi all’alba per gustare la pace di certi momenti, condusse allo sviluppo di un grande progetto amministrato da un regola ferrea. 
Dissodando e bonificando intere regioni, la cultura agricola si radicò nella società, contribuendo in modo determinante ad unire la cultura greco-romana e quella dei nuovi popoli, a migliorarne la vita, a far fiorire il concetto di “mercato”. Ma il tempo fu scandito anche dal salvataggio di opere d'arte, di opere letterarie e dalla diffusione delle conoscenze in tutti i domini. 
E’ su questi pilastri che l’Europa appoggia. E’ sulle alture che ospitavano le Abbazie che l’Europa cresce. Da quei monti un controllo discreto portò gli uomini dell’epoca ad azioni utili e concrete iniziando ad individuare nella discrezione uno strumento cardinale che “un leader” ha a disposizione per riuscire a far crescere i propri collaboratori. Analizzando tale virtù può tornare utile chiarire l’importanza della riservatezza elemento d’unione tra le necessità dell’uomo e la necessità del fare. 
Personalmente penso a quei tempi come la fonte del sapere finemente tutelato nello “scriptorium” che vide migliaia di monaci illustratori a far nascere la sapienza umana da trasferire ai posteri. Immagino la morbidezza delle pergamene, l’odore degli inchiostri, la delicatezza delle “penne”, l’oro, il lapislazzuli, i colori in genere che, ogni singolo fratello, aveva come armamentario per le sue decorazioni. Immagino i “farmacopoli” che si adoperavano per il bene della comunità, gli orti botanici, gli alambicchi e le storte alchemiche e tanto altro ancora. 
In tutto questo affondano le radici dell’Europa che oggi raffiguriamo con una bandiera azzurra e tante stelle d’oro quasi a riprodurre la gemma blu, tempestata d’oro,del lapislazzuli. 


sabato 30 aprile 2011

Gaudeamus

Scritto da Marcello Fumagalli il 01/03/2006.

E’ certo che quando ero matricola non potevo pensare che il decano che avevo di fronte sarebbe diventato un Ministro della Repubblica Italiana 
In quei frangenti non fui proprio contento del trattamento che mi stava riservando, ma questo era il gioco delle parti: io matricolaccia Lui decano. 
Nel giorno di San Bartolomeo - mi sembra di ricordare - la matricola finiva con un processo farsa. Una giuria (parziale) prendeva in considerazione tutto l’arco di tempo della matricola e da quella valutazione scaturiva l’assoluzione o la condanna. 
Naturalmente io fui condannato ad una estensione che durò solo qualche altro giorno. 
Quando divenni anziano imparai che si condannava soprattutto quelli che stavano al gioco, che sostanzialmente si divertivano e facevano divertire i propri compagni. 
Mi ricordo serate passate ad imparare il “Gaudeamus”, a fare docce per ripulirsi dal lucido che mi imbrattava la schiena dopo le “lucidatio” integrali; premi speciali concessi dagli anziani. 
La matricola non fu mai offensiva o particolarmente cattiva…..credo che invece avesse un ruolo strategico ….. quello di unire i nostri animi preparandoli, per gli anni successivi, ad uno spirito di corpo unico. 
Fra di Voi c’è una persona che ha vissuto con me in diretta quelle sere e credo di sapere cosa dirà quando leggerà questo mio scritto. 
Oggi il Sig. Ministro è affaccendato da altri problemi, ma gode della mia stima per quello che dice e fa. Le Sue visioni e scritti sono provocatori, ma molto veri e saggi. 
E allora diamo una “lucidata” a questa Europa che non sa ritrovare uno spirito di corpo, un’unica identità. Amici tutti…… intonate con me il Gaudeamus e fatevi venire la pelle d’oca come veniva a noi quando a squarciagola in coro lo cantavamo. 

Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus post iucundam juventutem post molestam senectutem nos habebit humus ………….. 

Ne volete sapere di più ? Non c’è bisogno di compiere un “fly back” basta rivolgersi ad internet……http://it.wikipedia.org/wiki/Gaudeamus_igitur (cercate anche la melodia in Internet c’è di sicuro e ……….buon ascolto)

lunedì 4 aprile 2011

Alchimia

Quanto si è scritto sul mistero della Grande Opera? 
Credo milioni di parole e queste che sto per scrivere sono qualche altro centinaio che si aggiungeranno. Eppure ogni testo, saggio o che altro si unisce al mistero dell’alchimia e degli alchimisti aumentandone il loro fascino. 

Interessarsi a questa arte è stata sempre un’attività solitaria contrassegnata dalla scoperta di un libro, di un documento o di un dipinto; tutti forzieri di un mistero o di un messaggio da decifrare. 
Mi sovvengono alcuni esempi come Nicolas Flamel, Basilio Valentino, Fulcanelli che, con la loro personalità, hanno saputo creare un’aura di misteriosità che a distanza di anni e di secoli, per almeno due, non sembra sfumare. La popolarità di uno scrivano della fine del 1300, di un monaco tedesco (forse mai esistito), di un uomo il cui pregio fu solo quello di aver interpretato l’arte gotica di Notre Dame de Paris in chiave alchemica, è, ancora oggi, così viva da spingere molti allo studio dell’alchimia definita, da Lenglet du Fresnoy, la più grande follia di tutti i tempi. 

Le leggende raccontate e le migliaia di opere scritte su di loro sono diventate un combustibile per le nuove generazioni di adepti tesi a rivelare ciò che non è stato intuito da chi li ha preceduti. 
Il fascino di Flamel e Fulcanelli è alimentato anche dalla città in cui vissero; Parigi. 
Una Parigi medioevale per Flamel e di fine ottocento inizio XX secolo per l’altro. 

Per Basilio Valentino è invece un convento in una piccola cittadina tedesca nel mezzo dell’Europa e il dubbio della sua reale esistenza. 

Le loro storie hanno in comune l’alchimia, ma i motivi della loro fama misterica sono differenti. La ricchezza di Flamel, l’identità di Fulcanelli, l’esistenza di Basilio Valentino sono i tre motivi della loro singolare e inspiegabile longevità storica. 
L’ indecifrabile figura di Flamel cominciò ad affermarsi quasi subito dopo la sua morte quando la gente, valutando le opere di bene fatte durante la sua vita, considerò che la ricchezza dello scrivano non potesse essere solo il frutto del suo lavoro. Da ciò prese origine la convinzione che egli fosse un alchimista detentore del segreto della trasmutazione del piombo in oro. 

L’identità di Fulcanelli fu invece ciò che ne aumentò la popolarità dopo l’uscita della sua grande opera "I misteri delle Cattedrali". Fulcanelli interpretò, in chiave alchemica, l’architettura di Notre Dame de Paris e delle sue meravigliose forme affidando alla Cattedrale un significato esoterico che, fino ad allora, nessuno aveva mai osservato e svelato. Chi fosse realmente Fulcanelli non fu mai svelato e ancora oggi il senso di frustrazione supera il senso di gratitudine di molti adepti. 

L’esistenza di Basilio Valentino fu invece un vero arcano. Infatti numerose ricerche nei registri del convento di Erfurth non hanno mai dato esito poiché non risulta essere mai esistito un monaco con tale nome. 
Le sue opere sono ricercatissime fra gli adepti e molte richiederebbero uno studio ancor più approfondito di quanto fatto fino ad oggi. 

I misteri dell’alchimia non finisco certo qui anzi questi esempi sono solo il punto di origine di altri che attendono di essere svelati. 


domenica 13 marzo 2011

L'artigiano delle Trottole


La Trottola di Marcello
Ho scoperto un artigiano di altri tempi! Vive rintanato in un buco di una delle tante strade di Milano e cerca di sbarcare il lunario con delle creazioni artistiche fatte con una materia prima semplice: il legno.
Un piccolo tornio, una miriade di cubetti di legno, una collezione di segature … avanzi delle sue lavorazioni …. occupano il suo minuscolo laboratorio. La prima impressione che ho avuto è stata di tipo olfattivo e gli aromi che ho percepito corrispondevano alle differenti specie di legni.
Muirapiranga, Cocobolo, Scodeno, Lignum vitae a me tanto noto per le letture delle alchemiche ricette custodite nelle antiche farmacopee. Un legno chiamato anche Santo per le sue molteplici proprietà terapeutiche che non hanno comunque confuso l’arte antica dell’ebanista, ma accentuato la sua maestria nell’intagliare trottole …. trottole da collezione.
Il fascino di questi ancestrali oggetti mi ha catturato subito l’immaginazione e, con una modica cifra, me ne sono comperate due …. pensando, fra me e me, che avrei potuto iniziare una nuova collezione.
Nell’antichità la trottola ha avuto un significato particolare oltre a quello dell’essere un gioco e su di essa hanno filosofeggiato grandi uomini come Platone e Aristotele che scoprirono in essa significati misterici. La trottola fu un totem ….. un mezzo per distinguere fra stato onirico e realtà, infatti, una volta lanciata il suo moto a poco a poco si esaurisce cadendo se stiamo vivendo nella realtà, mentre continua all’infinito se stiamo sognando.
Annuso le mie trottole ed apprezzo gli effluvi dei legni impiegati ….. le lancio e le vedo girare secondo i principi fisici che governano il loro moto ed attendo ……. dopo un po’ cadono e mi rincuoro di vivere la mia realtà. L’artigiano, ormai amico, mi ha scritto ringraziandomi per aver partecipato al mantenimento del suo paradiso.
Stupende!!! Nei materiali, nella forma e nel fascino che emanano. 

venerdì 18 febbraio 2011

Arbos genealogica metallorum

L’immagine dell’albero qui rappresentato è ispirata alla costruzione dell’albero filosofico emblema delle “sefirote” del luogo ove si congiungono le forze di congiunzione poste l’una di fronte all’altra sedute sui differenti rami. La fantastica immagine è riportata nell’opera di Johan Daniel Mylius “Anatomia Auri” edita a Francoforte nel 1628 da Luca Iennis.


Sul primo ramo di destra è seduto lo Zolfo (A), l’origine di tutto, dalla cui bocca esce un soffio infuocato. Al medesimo livello, ma sul ramo opposto, siede il Mercurio (B), materia prima, raffigurata con le ali ai piedi. Dalla loro congiunzione ”Ex coniugo horum” sono raffigurati, al livello superiore e in modo opposto, i figli [figlio (D)e figlia (C)] che raffigurano lo stato sublimato ovvero purificato dei loro avi. Essi sono coronati e, rispettivamente, il figlio ha sul capo delle corna mentre la figlia mostra uno sguardo carico di turgido livore. Dalla loro unione nasceranno altri figli che occupano il terzo livello; (F) il figlio ed (E) la figlia ambedue portano sul loro capo le tre corone simboli dei tre regni della natura (l’animale, il vegetale e il minerale). Le figure del terzo livello raffigurano quindi uno stato di completezza ovvero di maturità dalla quale poi nasce un figlio (G) a sua volta tre volte coronato come gli avi e il cui temperamento appare calido & siccum . Il terzo livello rappresenta la tintura lunare dalla quale si otterrà la tintura aurea simboleggiata dalla figura posta in cima all’albero (H). Lo stato finale è lo stato della perfezione della natura e dei suoi tre regni
L’enigma dell’albero filosofico è così svelato sottolineando le affinità parentali che esistono nell’evoluzione dei metalli che da grezzi passano allo stato di perfezione raffigurato dall’oro, dal Sole, dal “ Lapis Philosophorum”.

“Ego sum elisir ad rubeum trasmutans omnia corpora in perfectum & purissimum aurum melius quam de minera.” 

domenica 6 febbraio 2011

Banchi di scuola


Era l’epoca in cui amavo la chimica in modo puro. L’entusiasmo era tanto e assieme ad uno di voi studiavo la chimica organica, la chimica generale e tante altre chimiche. Ogni cosa ci appassionava e tra una canzone dei Beatles, tamburellata con una matita, e una tirata di Nazionali blu senza filtro il tempo scorreva. Così sono passati giorni, mesi ed anni. Anni meravigliosi dove la purezza di due giovanissimi futuri chimici li portava ad essere un esempio per altri. Tutto doveva concludersi e solo dopo molti anni facendo pulizia nei cassetti abbiamo riscoperto “premi come migliori alunni nell’anno 19…” appunti pieni di annotazioni ermetiche e frasi goliardiche che ancora oggi ci fanno ricordare l’unica disgraziata donna che aveva scelto di seguire con noi il percorso della chimica. Arrivò l’Università e anche lì, tra matricole da notte di San Bartolomeo, perpetrate da futuri Ministri della Repubblica e illustri Professori di Medicina, fummo colti dal sempre più complesso linguaggio geroglifico. Tracciare una struttura di una molecola era diventato come eseguire uno schizzo della Gioconda. Qualcuno, oggi oramai vecchio professore, ci guardava incredulo e incuriosito si spingeva a domande strane per vedere se era possibile sapere se eravamo “dopati” o se eravamo noi stessi….. Al professore dell’epoca, che oggi incontriamo all’inaugurazione dell’Anno Accademico direi in un orecchio:” ……one eravamo più intelligenti di te e soprattutto amavamo la chimica in modo puro”. Che belli quei tempi! Ma la cosa più bella era quando dovevamo esprimere il nostro sapere per iscritto e allora vedevamo cosa significava il panico. Tutti volevano stare vicino a noi perché in tal modo avrebbero potuto copiare. “Copioni!!!!!!!” “Emulatori di un sapere che non vi è mai appartenuto”.
 
Ecco perché la chimica non è più quella di una volta …… si è svuotata di entusiasti, di innovatori, di gente che guardando una molecola la sa dividere e ricostruire seguendo vie diverse da quella con la quale era stata fatta o dalla natura o da qualche surrogatore della natura chiamato in breve “chimico”. 
Questo scritto è dedicato a: un chimico che tamburellava i Beatles e che oggi sa tutto su gli alcaloidi. Un chimico che quando lo vedo a Shangai scoppio a ridere per lo spavento che si è preso dopo una goliardata fatta ad un illustre professore dell’Alma Università Ticinense e a un chimico più vecchio di noi, ma che (FRFRFRFRFR….suono onomatopeico) con un colpo d’occhio divide e ricostruisce mirabilmente qualsiasi molecola. Per non sembrare maschilista anche a due donne che operano accanto alla più bella città del mondo sebbene una sia importata e l’altra indigena. 
Ai copioni non posso dedicare nulla sono tutti sublimati come sublima la naftalina