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domenica 1 giugno 2014

Della ingratitudine


Ordinando i libri della mia biblioteca mi è capitato fra le mani, pochi giorni or sono, la “folgorazione” di Nietzsche; il famoso “Così parlò Zarathustra”. L’associazione di idee è scattata automatica e, attingendo alle emozioni e ai fatti del mese, ho trovato ancora una volta l’ispirazione per scrivere.
Una calzante definizione di Cesare Mori, il famoso Prefetto di Ferro, pertinente all’argomento che avevo scelto per l’editoriale, ha fatto il resto.
“L'ingratitudine è un modo come un altro per pagare i debiti. Ed è il preferito perché costa meno”
Leggendo e rileggendo le parole mi sono sembrate le più adatte per definire una fra le più amare prerogative degli esseri umani. Tale riscontro cela pensieri “rancorosi” togliendo spazio ad ogni altro rilievo quando si dovesse porre sui piatti della fatidica bilancia il bene fatto o l’impegno profuso ed il riconoscimento ottenuto. L’ingratitudine, come dicevo pocanzi, è una peculiarità solo degli uomini ed è introvabile in qualsiasi altro essere vivente che, per contro, hanno invece una spiccata tendenza alla “gratitudine”.
A conferma di quanto appena detto mi ricordo gli eroismi di molti animali che, in palesi frangenti drammatici, soccorrono o curano i loro “padroni” fino a barattare la loro esistenza con la salvezza di chi li ha cresciuti e sfamati.
Questo dovrebbe indurvi a riflettere.
La citazione che ho preso in prestito mi è sembrata anche un po’ troppo mercantile ed apre a presupposizioni di “strana origine”, ma non è nel nostro stile porre l’attenzione su tali aspetti. Sono invece i riconoscimenti spontanei che vengono dal cuore e dalla memoria di ciò che si è ricevuto quello che conta. L’ingratitudine come la gratitudine non hanno età e ambedue sono l’espressione delle incapacità o capacità personali di relazionarsi.
Mi rendo conto che comunque non cambierà nulla nel mondo fintanto che non si capirà che certi valori sono fondamentali.
Also sprach Zarathrusta o se credete Thus spoke Zarathrusta!!!!! 

Passioni ed interessi

Oggi, dopo molte peregrinazioni, si è scoperto che uno dei valori fondamentali per il successo è contenuto non nel mondo guidato dai numeri e dai profitti, ma nel mondo dei sentimenti. 
La fiducia, il senso della responsabilità, l’ onestà e soprattutto l’ etica sono i principi che regolano il vivere e le relazioni tra gli esseri umani lasciando che gli effetti che ne derivano costituiscano “l’ etica dell’ eccellenza”. 
La tecnologia che ci permette di raggiungere in breve tempo prestazioni elevate non è nulla rispetto a tali principi la cui violazione ha un’ influenza sulla nostra efficacia e ciò si può evidenziare con molteplici esempi e casi pratici osservabili nella realtà di ogni giorno. 
La mancata applicazione di tali principi o l’ ignorarli porta ad una vita senza vere motivazioni privandosi di leggere le opportunità che vengono offerte …. il tutto con risultati, per la propria vita e per il proprio lavoro, che deturpano l’ idea di essere veri uomini. 


Canzone d'Autunno


Ordinando i libri della mia biblioteca mi è capitato fra le mani, pochi giorni or sono, la “folgorazione” di Nietzsche; il famoso “Così parlò Zarathustra”. L’associazione di idee è scattata automatica e, attingendo alle emozioni e ai fatti del mese, ho trovato ancora una volta l’ispirazione per scrivere.
Una calzante definizione di Cesare Mori, il famoso Prefetto di Ferro, pertinente all’argomento che avevo scelto per l’editoriale, ha fatto il resto.
“L'ingratitudine è un modo come un altro per pagare i debiti. Ed è il preferito perché costa meno”
Leggendo e rileggendo le parole mi sono sembrate le più adatte per definire una fra le più amare prerogative degli esseri umani. Tale riscontro cela pensieri “rancorosi” togliendo spazio ad ogni altro rilievo quando si dovesse porre sui piatti della fatidica bilancia il bene fatto o l’impegno profuso ed il riconoscimento ottenuto. L’ingratitudine, come dicevo pocanzi, è una peculiarità solo degli uomini ed è introvabile in qualsiasi altro essere vivente che, per contro, hanno invece una spiccata tendenza alla “gratitudine”.
A conferma di quanto appena detto mi ricordo gli eroismi di molti animali che, in palesi frangenti drammatici, soccorrono o curano i loro “padroni” fino a barattare la loro esistenza con la salvezza di chi li ha cresciuti e sfamati.
Questo dovrebbe indurvi a riflettere.
La citazione che ho preso in prestito mi è sembrata anche un po’ troppo mercantile ed apre a presupposizioni di “strana origine”, ma non è nel nostro stile porre l’attenzione su tali aspetti. Sono invece i riconoscimenti spontanei che vengono dal cuore e dalla memoria di ciò che si è ricevuto quello che conta. L’ingratitudine come la gratitudine non hanno età e ambedue sono l’espressione delle incapacità o capacità personali di relazionarsi.
Mi rendo conto che comunque non cambierà nulla nel mondo fintanto che non si capirà che certi valori sono fondamentali.
Also sprach Zarathrusta o se credete Thus spoke Zarathrusta!!!!! 

domenica 2 febbraio 2014

In questi giorni di pioggia mi sono messo comodo ed ho iniziato a sfogliare i miei “grimoire” alla ricerca di un’immagine che sapevo di avere e che mi aveva in passato colpito per la sua emblematica ricchezza raffigurativa.
La voglia di rivederne la nascosta bellezza è stata indotta dalle emozioni di questi giorni …… un pensiero all’amico di sempre …..un incontro inaspettato ……. tante storie di vita.
Ed ecco che mi sono ritrovato di fronte all’albero della vita ……. con le sue radici affondate nello spazio microcosmico e la sua chioma proiettata in quello macrocosmico ….miniato all’interno di un cerchio tracciato da un serpente che si morde la coda.
L’espressione figurata è legata al più immaginifico viaggio ai confini del tempo che solo la mente umana può concepire passando da una dimensione finita ad un’estensione inconcepibile nella sua angosciante meraviglia e grandezza.
Guidato dalla misteriosità trasmessa dalla simbologia mi sono soffermato a riflettere sulla ciclicità dell’esistenza e la dualità regnante in questo nostro mondo. L’iconografia del cerchio è antichissima ed in armonia al succedersi dei millenni, l’Uomo ha saputo adattare la grafica figurata dell’immagine alla propria evoluzione. Al semplice cerchio si aggiunse, quasi subito, un punto nel mezzo …..prima rappresentazione dell’Universo e del Mondo per poi diventare il simbolo del Sole dal quale tutto dipende, dell’Oro alchemico che oro volgare non è, ma che vuole essere l’allegoria della Pietra Filosofale, dell’Elixir di vita capace di mantenere l’esistenza per l’eternità. L’impronta misterica non terminò con la semplice geometrizzazione e così si arricchì dello struggente aforisma “L’Uno nel tutto, il Tutto nell’Uno” perfezionando la filosofica visione ancestrale del talismanico geroglifico con un serpente drago che si nutriva di se stesso.   
Il corpo del serpente fu anche ritratto con il ventre bianco e il dorso nero diventando l’effige del giorno e della notte, della vita e della morte, del Rebis ……abbreviazione del “res bis” latino ovvero della “doppia cosa”. Ed ancora …..l’originale anteposizione degli elementi filosofici dello Zolfo e del Mercurio sinonimi dell’Uomo e della Donna, del Sole e della Luna, a loro volta, trasposizioni dell’Oro e dell’Argento, del Re e della Regina dalla cui congiunzione carnale nasce il figlio equivalente del rinnovamento e della continuità. Le fauci e la coda della serpe diventano così l’Alfa e l’Omega nel medesimo tempo.
La dinamicità dell’immagine sembra che ci induca all’associazione con lo svolgersi della vita umana, del nostro Microcosmo e Macrocosmo che dalla scintilla del “Fiat Lux” biblico si materializzò nell’incredibile espansione originale e la cui ”Fine” sopraggiungerà con altrettanta inimmaginabile potenza spegnendo tutte le stelle.
Il viaggio è inarrestabile come quello della luce che scaturì dalle tenebre più assolute espressione presa a prestito nella descrizione del processo di trasmutazione alchemico che partendo dalla “nigredo”, il nero più nero, sfocia nell’abbagliante “albedo” splendore degli splendori.  
L’immagine è quanto ci appartiene in tutta la sua tremenda e superiore bellezza ed è il nostro viaggio verso l’Infinito.

E’ ora di partire!