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sabato 30 aprile 2011

Gaudeamus

Scritto da Marcello Fumagalli il 01/03/2006.

E’ certo che quando ero matricola non potevo pensare che il decano che avevo di fronte sarebbe diventato un Ministro della Repubblica Italiana 
In quei frangenti non fui proprio contento del trattamento che mi stava riservando, ma questo era il gioco delle parti: io matricolaccia Lui decano. 
Nel giorno di San Bartolomeo - mi sembra di ricordare - la matricola finiva con un processo farsa. Una giuria (parziale) prendeva in considerazione tutto l’arco di tempo della matricola e da quella valutazione scaturiva l’assoluzione o la condanna. 
Naturalmente io fui condannato ad una estensione che durò solo qualche altro giorno. 
Quando divenni anziano imparai che si condannava soprattutto quelli che stavano al gioco, che sostanzialmente si divertivano e facevano divertire i propri compagni. 
Mi ricordo serate passate ad imparare il “Gaudeamus”, a fare docce per ripulirsi dal lucido che mi imbrattava la schiena dopo le “lucidatio” integrali; premi speciali concessi dagli anziani. 
La matricola non fu mai offensiva o particolarmente cattiva…..credo che invece avesse un ruolo strategico ….. quello di unire i nostri animi preparandoli, per gli anni successivi, ad uno spirito di corpo unico. 
Fra di Voi c’è una persona che ha vissuto con me in diretta quelle sere e credo di sapere cosa dirà quando leggerà questo mio scritto. 
Oggi il Sig. Ministro è affaccendato da altri problemi, ma gode della mia stima per quello che dice e fa. Le Sue visioni e scritti sono provocatori, ma molto veri e saggi. 
E allora diamo una “lucidata” a questa Europa che non sa ritrovare uno spirito di corpo, un’unica identità. Amici tutti…… intonate con me il Gaudeamus e fatevi venire la pelle d’oca come veniva a noi quando a squarciagola in coro lo cantavamo. 

Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus post iucundam juventutem post molestam senectutem nos habebit humus ………….. 

Ne volete sapere di più ? Non c’è bisogno di compiere un “fly back” basta rivolgersi ad internet……http://it.wikipedia.org/wiki/Gaudeamus_igitur (cercate anche la melodia in Internet c’è di sicuro e ……….buon ascolto)

lunedì 4 aprile 2011

Alchimia

Quanto si è scritto sul mistero della Grande Opera? 
Credo milioni di parole e queste che sto per scrivere sono qualche altro centinaio che si aggiungeranno. Eppure ogni testo, saggio o che altro si unisce al mistero dell’alchimia e degli alchimisti aumentandone il loro fascino. 

Interessarsi a questa arte è stata sempre un’attività solitaria contrassegnata dalla scoperta di un libro, di un documento o di un dipinto; tutti forzieri di un mistero o di un messaggio da decifrare. 
Mi sovvengono alcuni esempi come Nicolas Flamel, Basilio Valentino, Fulcanelli che, con la loro personalità, hanno saputo creare un’aura di misteriosità che a distanza di anni e di secoli, per almeno due, non sembra sfumare. La popolarità di uno scrivano della fine del 1300, di un monaco tedesco (forse mai esistito), di un uomo il cui pregio fu solo quello di aver interpretato l’arte gotica di Notre Dame de Paris in chiave alchemica, è, ancora oggi, così viva da spingere molti allo studio dell’alchimia definita, da Lenglet du Fresnoy, la più grande follia di tutti i tempi. 

Le leggende raccontate e le migliaia di opere scritte su di loro sono diventate un combustibile per le nuove generazioni di adepti tesi a rivelare ciò che non è stato intuito da chi li ha preceduti. 
Il fascino di Flamel e Fulcanelli è alimentato anche dalla città in cui vissero; Parigi. 
Una Parigi medioevale per Flamel e di fine ottocento inizio XX secolo per l’altro. 

Per Basilio Valentino è invece un convento in una piccola cittadina tedesca nel mezzo dell’Europa e il dubbio della sua reale esistenza. 

Le loro storie hanno in comune l’alchimia, ma i motivi della loro fama misterica sono differenti. La ricchezza di Flamel, l’identità di Fulcanelli, l’esistenza di Basilio Valentino sono i tre motivi della loro singolare e inspiegabile longevità storica. 
L’ indecifrabile figura di Flamel cominciò ad affermarsi quasi subito dopo la sua morte quando la gente, valutando le opere di bene fatte durante la sua vita, considerò che la ricchezza dello scrivano non potesse essere solo il frutto del suo lavoro. Da ciò prese origine la convinzione che egli fosse un alchimista detentore del segreto della trasmutazione del piombo in oro. 

L’identità di Fulcanelli fu invece ciò che ne aumentò la popolarità dopo l’uscita della sua grande opera "I misteri delle Cattedrali". Fulcanelli interpretò, in chiave alchemica, l’architettura di Notre Dame de Paris e delle sue meravigliose forme affidando alla Cattedrale un significato esoterico che, fino ad allora, nessuno aveva mai osservato e svelato. Chi fosse realmente Fulcanelli non fu mai svelato e ancora oggi il senso di frustrazione supera il senso di gratitudine di molti adepti. 

L’esistenza di Basilio Valentino fu invece un vero arcano. Infatti numerose ricerche nei registri del convento di Erfurth non hanno mai dato esito poiché non risulta essere mai esistito un monaco con tale nome. 
Le sue opere sono ricercatissime fra gli adepti e molte richiederebbero uno studio ancor più approfondito di quanto fatto fino ad oggi. 

I misteri dell’alchimia non finisco certo qui anzi questi esempi sono solo il punto di origine di altri che attendono di essere svelati.