In questi giorni di pioggia mi
sono messo comodo ed ho iniziato a sfogliare i miei “grimoire” alla ricerca di
un’immagine che sapevo di avere e che mi aveva in passato colpito per la sua
emblematica ricchezza raffigurativa.
La voglia di rivederne la
nascosta bellezza è stata indotta dalle emozioni di questi giorni …… un
pensiero all’amico di sempre …..un incontro inaspettato ……. tante storie di
vita.
Ed ecco che mi sono ritrovato di
fronte all’albero della vita ……. con le sue radici affondate nello spazio
microcosmico e la sua chioma proiettata in quello macrocosmico ….miniato all’interno
di un cerchio tracciato da un serpente che si morde la coda.
L’espressione figurata è legata al
più immaginifico viaggio ai confini del tempo che solo la mente umana può
concepire passando da una dimensione finita ad un’estensione inconcepibile
nella sua angosciante meraviglia e grandezza.
Guidato dalla misteriosità trasmessa
dalla simbologia mi sono soffermato a riflettere sulla ciclicità dell’esistenza
e la dualità regnante in questo nostro mondo. L’iconografia del cerchio è
antichissima ed in armonia al succedersi dei millenni, l’Uomo ha saputo
adattare la grafica figurata dell’immagine alla propria evoluzione. Al semplice
cerchio si aggiunse, quasi subito, un punto nel mezzo …..prima rappresentazione
dell’Universo e del Mondo per poi diventare il simbolo del Sole dal quale tutto
dipende, dell’Oro alchemico che oro volgare non è, ma che vuole essere l’allegoria
della Pietra Filosofale, dell’Elixir di vita capace di mantenere l’esistenza
per l’eternità. L’impronta misterica non terminò con la semplice geometrizzazione
e così si arricchì dello struggente aforisma “L’Uno nel tutto, il Tutto
nell’Uno” perfezionando la filosofica visione ancestrale del talismanico
geroglifico con un serpente drago che si nutriva di se stesso.
Il corpo del serpente fu anche
ritratto con il ventre bianco e il dorso nero diventando l’effige del giorno e
della notte, della vita e della morte, del Rebis ……abbreviazione del “res bis” latino
ovvero della “doppia cosa”. Ed ancora …..l’originale anteposizione degli
elementi filosofici dello Zolfo e del Mercurio sinonimi dell’Uomo e della Donna,
del Sole e della Luna, a loro volta, trasposizioni dell’Oro e dell’Argento, del
Re e della Regina dalla cui congiunzione carnale nasce il figlio equivalente del
rinnovamento e della continuità. Le fauci e la coda della serpe diventano così l’Alfa
e l’Omega nel medesimo tempo.
La dinamicità dell’immagine sembra
che ci induca all’associazione con lo svolgersi della vita umana, del nostro Microcosmo
e Macrocosmo che dalla scintilla del “Fiat Lux” biblico si materializzò nell’incredibile
espansione originale e la cui ”Fine” sopraggiungerà con altrettanta inimmaginabile
potenza spegnendo tutte le stelle.
Il viaggio è inarrestabile come
quello della luce che scaturì dalle tenebre più assolute espressione presa a
prestito nella descrizione del processo di trasmutazione alchemico che partendo
dalla “nigredo”, il nero più nero, sfocia nell’abbagliante “albedo” splendore
degli splendori.
L’immagine è quanto ci appartiene
in tutta la sua tremenda e superiore bellezza ed è il nostro viaggio verso
l’Infinito.
E’ ora di partire!